IL REGNO DEI MORTI

Ma cosa avviene dopo la morte? Può un credente avere paura della morte? Alcuni dicono che dopo che l'uomo muore ed è posto sotto sette palmi di terra, tutto è finito: è l'annientamento totale dell'uomo. Gli egiziani dell'epoca delle piramidi, si avvicinarono al concetto biblico dell'immortalità dell'anima. Essi credevano nell' "Io" spirituale definito "KA" che era immortale e quando l'uomo moriva, il suo "KA" si allontanava per compiere il suo ciclo, ovvero restare nel regno degli spiriti, per ritornare un giorno a rianimare quel corpo da lui abitato.
La domanda che ci poniamo attraverso questo studio è la seguente: "Dove sono i morti"? È un vecchio interrogativo sempre attuale: "Ma l'uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira e dov'è egli?" (Giobbe 14:10).
Non tutti sanno rispondere soddisfacentemente, ma la Bibbia è sufficientemente chiara per coloro che la studiano con fede e con preghiera.
  

LO STATO INTERMEDIO

Per "stato" intermedio s'intende quella condizione dell'uomo che, passato alla vita ultraterrena, attende la resurrezione del corpo e, con essa, la retribuzione delle cose credute o operate quando era in vita. Pertanto si tratta di una condizione temporanea, non definitiva.
La Bibbia usa dei termini precisi per indicare questo luogo: "Sheol" (insaziabile) in ebraico e "Ades" in greco. Nelle Scritture ebraiche la parola "Sceòl" viene menzionata 65 volte ed è tradotta nelle nostre Bibbie come "il soggiorno dei morti"; mentre la parola "Ades" (il suo equivalente nel greco) viene menzionata 11 volte nel Nuovo Testamento. È sempre il luogo dei morti e mai il posto dei demoni o spiriti maligni che non possono entrarvici. Non deve essere confuso con la "geenna" che sta ad indicare un abisso infuocato, il luogo della punizione definitiva ed eterna, l'inferno, lo stagno di fuoco e di zolfo: "Se la tua mano ti fa cadere in peccato, tagliala; meglio è per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andartene nella geenna, nel fuoco inestinguibile, dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne. Se il tuo piede ti fa cadere in peccato, taglialo; meglio è per te entrare zoppo nella vita, che avere due piedi ed essere gettato nella geenna" (Marco 9:43-45).
Sheol ed Ades designano pertanto soltanto: "Il soggiorno dei morti, il luogo degli spiriti dipartiti". È la casa di convegno: "Infatti, lo so, tu mi conduci alla morte, alla casa di convegno di tutti i viventi" (Giobbe 30:23).
E' altresì visto come il luogo in cui l'Eterno tiene il Suo sguardo:

·         Giobbe 26:6: "Davanti a lui il soggiorno dei morti è nudo, l'abisso è senza velo".

·         Salmo 139:8: "Se salgo in cielo tu vi sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là".

·         Proverbi 15:11: "Il soggiorno dei morti e l'abisso stanno davanti al Signore; quanto più i cuori dei figli degli uomini!"

Dunque l'anima quando lascia il corpo non va dappertutto, ma esiste in un luogo specifico, un luogo di riposo per i giusti e di tormento per gli ingiusti.

LO STATO INTERMEDIO PRIMA DELLA MORTE
E DELLA RESURREZIONE DI CRISTO

Prima della morte e della resurrezione del Signore Gesù, tutti i defunti scendevano nel soggiorno dei morti (Sheol-àdes). Cristo stesso mette luce su questo soggetto con il racconto del ricco e Lazzaro: "C'era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso e ogni giorno si divertiva splendidamente; e c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco e fu sepolto. E nel soggiorno dei morti, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". Ma Abraamo disse: "Figlio, ricordati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato e tu sei tormentato. Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di la si passi da noi". Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose e non vengano anche loro in questo luogo di tormento". Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno". Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita"" (Luca 16:19-31).
Rilevante e degno di nota è il fatto che questa non è una parabola. Si tratta di un racconto v ero, perché il povero ha un nome, cosa che non avviene mai nelle parabole. Seppure in forma parabolica, il brano racconta una storia realmente accaduta. Lo Sheol-ades, soggiorno dei defunti, era dunque diviso in due parti distinte, in due scomparti separati da una "grande voragine". Evidentemente la "gran voragine" non impediva a quelli nella grande "fiamma" del tormento di vedere coloro che erano in Paradiso o nel "seno di Abramo", senza che potesse avvenire una migrazione da una parte all'altra. Nel seno d'Abramo vi erano i salvati che erano consolati in attesa dell'avvento del Messia e vi erano i perduti che pativano la sofferenza in attesa del giudizio finale: "Infatti le labbra dell'adultera stillano miele, la sua bocca è più morbida dell'olio; ma la fine a cui conduce è amara come il veleno, è affilata come una spada a doppio taglio. I suoi piedi scendono alla morte, i suoi passi portano al soggiorno dei defunti" (Proverbi 5:3-5).
In alcune parti dell'Antico Testamento si dice che, nel soggiorno dei morti, non si loda Dio, non si spera in Lui, non c'è memoria di Lui. Leggiamo alcuni passi:

·         Salmo 115:17: "Non sono i morti che lodano il Signore, né alcuno di quelli che scendono nella tomba"

·         Isaia 38:17-19: "Ecco, è per la mia pace che io ho avuto grande amarezza; ma tu, nel tuo amore, mi hai liberato dalla fossa della decomposizione, perché ti sei gettato dietro alle spalle tutti i miei peccati. Poiché non è il soggiorno dei morti che possa lodarti, non è la morte che ti possa celebrare; quelli che scendono nella tomba non possono più sperare nella tua fedeltà. Il vivente, il vivente è quello che ti loda, come faccio io quest'oggi; il padre farà conoscere ai suoi figli la tua fedeltà".

Ciò non vuol dire che i defunti sono in uno stato di incoscienza. Non essendo più partecipi alla vita terrena, i morti non possono lodare, servire Dio e sperare in Lui, come se fossero sulla terra. Essi non partecipano più al servizio di Dio fra il popolo, con sacrifici, preghiere ecc.
Dal punto di vista umano, infatti, gli scrittori sacri dell'Antico Testamento si riferiscono al soggiorno dei morti come alla terra dell'oblio, al luogo del silenzio. La morte è sonno per quel che concerne il corpo umano. Il corpo si addormenta perché "chiude gli occhi" alla luce delle vicende terrene: "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno; gli uni per la vita eterna, gli altri per la vergogna e per una eterna infamia" (Daniele 12:2).
  

L'ESTENSIONE DELLA MISSIONE DI GESÙ

Dopo tre giorni dalla Sua morte, Gesù risorse e si presentò a Maria Maddalena: "Gesù le disse: "Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e dì loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"" (Giovanni 20:17).
Dove si era recato Gesù? Egli andò nel Paradiso dell'Antico Testamento a farsi vedere da tutti coloro che "per fede" profetizzarono di Lui i quali, anche dettero la vita per la loro testimonianza: "Furono lapidati, segati, uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di loro il mondo non era degno), erranti per deserti, monti, spelonche e per le grotte della terra. Tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato promesso. Perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi" (Ebrei 11:37-40).
Come ogni altro uomo, Cristo discese nell'Ades dopo la morte: "Poiché tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione" (Salmo 16:10).
Evidentemente, discese in quella parte del soggiorno dei defunti dove si trovavano i credenti dell'Antico Testamento, cioè coloro che erano morti in fede, nell'attesa del Messia. Indubbiamente, quando questi redenti videro Gesù, il Messia di cui molto parlarono, si rallegrarono e fecero festa.
Crocifisso con Cristo, il ladro pentito ebbe il privilegio di accompagnare Gesù in questo luogo: "E diceva: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!" Gesù gli disse: "Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso" (Luca 23:42,43).
Gesù, andò a far visita anche ai ribelli dell'Antico Testamento i quali non credettero alle cose dette di Lui. Questi ultimi, vedendo Gesù, furono ancor più mortificati, senza speranza di salvezza.
  

LO STATO ATTUALE DEGLI INCREDULI DEFUNTI

La discesa di Cristo nel soggiorno dei morti ha prodotto un notevole mutamento relativo alla posizione dei giusti, ma non a quella dei malvagi. Questi ultimi sono rimasti nell'Ades-Sheol che è diventato il luogo di attesa dei perduti. Tutti coloro che hanno rifiutato Cristo, alla morte, vanno in tale luogo. Là, nei tormenti, attendono la resurrezione e il giudizio finale, per ottenere la definitiva condanna e, quindi, andare nell'eterno luogo dì pena: l'inferno, lo stagno di fuoco:

·         Giovanni 5:29: "Quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio".

·         Apocalisse 20:13,14: "Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e il soggiorno dei morti restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e il soggiorno dei morti furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco".

Come prima della morte di Cristo, anche attualmente i morti nell'Ades conservano la loro personalità ed hanno coscienza: "I più forti fra i prodi e quelli che gli davano soccorso gli rivolgeranno la parola, in mezzo al soggiorno dei morti. Sono scesi, gli incirconcisi; giacciono uccisi dalla spada" (Ezechiele 32:21).

Secondo il racconto del ricco e Lazzaro nel soggiorno dei morti gli increduli ora:

§         SONO COSCIENTI DEL LORO STATO: "E nel soggiorno dei morti, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma" (Luca 16:23;24).

§         CONSERVANO INTATTA LA MEMORIA (RICORDANO QUELLO CHE HANNO FATTO): "Ma Abraamo disse: "Figlio, ricordati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato e tu sei tormentato. Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di la si passi da noi" (Luca 16:25,26).

§         SOFFRONO: "E nel soggiorno dei morti, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma" (Luca 16:23,24).

§         NESSUNO PUÒ AIUTARLI (SEPARAZIONE ETERNA): "Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di la si passi da noi" (Luca 16:26).

§         COMPRENDONO DI AVER PERSO LA POSSIBILITÀ DELLA SALVEZZA PER AVER TRASCURATO LA PAROLA DI DIO: "Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose e non vengano anche loro in questo luogo di tormento". Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvederanno". Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita" (Luca 16:27-31).
  

LO STATO ATTUALE DEI CREDENTI DEFUNTI

Lo stato intermedio dell'Antico Testamento ha subito una notevole modifica dopo la morte di Cristo. Nel periodo fra la morte e la resurrezione, il Signore Gesù si rivelò ai santi che si trovavano nel seno d'Abramo e li portò nel Paradiso: "Per questo è detto: "Salito in alto, egli ha portato con sé dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini". Ora, questo "è salito" che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa" (Efesini 4:8-10).
Per questa ragione è scritto che il Signore ha le chiavi del soggiorno dei morti: "Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: "Non temere, io sono il primo e l'ultimo e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli e tengo le chiavi della morte e del soggiorno dei morti" (Apocalisse 1:17-18).
Con la Sua resurrezione, Cristo trasferì il seno di Abramo al terzo cielo, chiamandolo "Paradiso": "Conosco un uomo in Cristo, che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu rapito in paradiso e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunziare" (2Corinzi 12:2-4).
Pensate a quella moltitudine di prigionieri che Cristo portò con Sè in Paradiso quando risuscitò dalla morte! Tutti i santi, da Adamo fino al ladrone penitente, tutti, milioni e milioni, condotti trionfalmente da Cristo fino al "terzo cielo", fino al "Paradiso" celeste! Che vittoria sulla morte e sul principe della morte, Satana! Ecco perché Gesù affermò che: "Le porte dell'Ades non potranno vincere la Chiesa" (Matteo 16:18), cioè che neppure un solo membro della Chiesa dovrà più entrare nell'Ades, ma andrà immediatamente alla presenza di Dio in cielo, quando il corpo sarà disciolto nella morte. Per questa ragione, tutti quelli che muoiono nel Signore con la loro anima e il loro spirito vanno direttamente alla presenza di Dio: "E udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono" (Apocalisse 14:13).
Dunque il seno d'Abramo si è svuotato. In questo luogo, i credenti trapassati sono alla presenza di Dio, ma non hanno ovviamente ancora gustato "la redenzione del loro corpo": "Non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo" (Romani 8:23).
Ora, tutti i salvati che muoiono, vanno direttamente nel Paradiso di sopra, ove Cristo è a sedere: "Siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore. Per questo ci sforziamo di essergli graditi, sia che abitiamo nel corpo, sia che ne partiamo" (2Corinzi 5:8,9).
È ovvio che il luogo d'attesa è superiore allo stato attuale del credente. In esso il redento gusta una più intensa comunione con il Signore, ciò sottintende la coscienza di "essere con Cristo": "Sono stretto da due lati: da una parte ho il desiderio di partire e di essere con Cristo, perché è molto meglio; ma, dall'altra, il mio rimanere nel corpo è più necessario per voi" (Filippesi 1:23,24).
La parola "partire", dal greco "analusai", esprimeva nell'originale, fra l'altro, anche l'atto dei marinai che levavano l'ancora per salpare in direzione di un altro porto: "Siamo dunque sempre pieni di fiducia e sappiamo che mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore (camminiamo per fede e non per visione); ma siamo pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore" (2Corinzi 5:6-8).
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo nel Signore: "Perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore" (Romani 14:8).
Poiché è un luogo di riposo, di felicità, il luogo d'attesa è molto desiderabile "E udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono" (Apocalisse 14:13).
  

IL MODO D'ATTESA

È completamente antibiblica l'ipotesi del sonno dell'anima, secondo la quale questa viva in uno stato d'incoscienza. Vero è che alcune parti dell'Antico Testamento riferiscono che nel soggiorno dei morti non c'è memoria di Dio (Salmo 6:5; 88:10-12; 115:17; Isaia 38:17-19). Questi versi illustrano come appare un morto dal punto di vista umano, cioè che non può lodare, servire, ricordare Dio e sperare in Lui come faceva se fosse stato sulla terra. Egli infatti non partecipa più al servizio di Dio fra il popolo con preghiere e sacrifici (Salmo 13:3; Giovanni 11:11-14; 1Tessalonicesi 4:13). La Parola di Dio utilizza talvolta l'immagine del sonno, accostandola alla morte perché:

o        È LA CESSAZIONE DELLA NOSTRA ATTIVITÀ;

o        CI DONA RIPOSO DOPO LE NOSTRE FATICHE;

o        VIENE ABITUALMENTE ALLA FINE DELLA GIORNATA;

o        NON COMPORTA CESSAZIONE DI ESISTENZA, NÉ FINE DI VITA;

o        NON COMPORTA ESISTENZA NON COSCIENTE, PERCHÉ LA MENTE RESTA ATTIVA;

o        IL SONNO CESSERÀ E RICOMINCEREMO A VIVERE.

Possiamo pertanto dire che il termine "dormire", non si vuole dare un'indicazione di carattere dottrinale, ma si fa uso del "linguaggio fenomenologico", cioè dell'apparenza, dell'impressione che si riceve quando si guarda. È quello che succede quando diciamo: "Il sole sorge e tramonta". Infatti, il corpo immobile di un defunto, pare che dorma. Quindi questa parola "dormire" viene usata con riferimento al corpo, ma come ben sappiamo l'essere umano è anche spirito e anima. Perciò tenendo conto di questo fatto, constatiamo che gli esseri umani continuano ad essere coscienti. Vediamo alcune testimonianze bibliche:

a.       Samuele, quando è evocato da Saul, sebbene questo ha compiuto qualcosa che l'Eterno ha proibito e condannato severamente è perfettamente cosciente e ragiona assennatamente con il re Saul.

b.      Mosè ed Elia sul monte della trasfigurazione non dormono, ma conversano con Gesù.

c.       Il racconto di Lazzaro e del ricco ci mostrano come questi due personaggi sono coscienti.

d.      Paolo, parlando della morte, non lo indica come un luogo d'oblio, ma come di una prospettiva entusiasmante, perché si trattava di andare con il Signore per avere una comunione attiva e cosciente con Lui. Non sarebbe stato molto interessante "dormire" in una tomba.

e.       Nella promessa che Gesù fa al ladrone pentito, non gli dice che sarebbe andato a dormire ma che sarebbe stato con Lui in paradiso.

f.        I martiri dell'Apocalisse non "dormono" al contrario, consapevolmente invocano a gran voce la giustizia di Dio: "Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di quelli che erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che gli avevano resa. Essi gridarono a gran voce: "Fino a quando aspetterai, o Signore santo e veritiero, per fare giustizia e vendicare il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?" E a ciascuno di essi fu data una veste bianca e fu loro detto che si riposassero ancora un po' di tempo, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro" (Apocalisse 6:9-11).

L'anima non è in stato d'incoscienza, ma conserva la sua personalità ed ha quindi coscienza: "Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi" (Matteo 22:31,32).
Perché Dio sia Dio di qualche cosa o di qualcuno, la cosa o la persona devono esistere. D'altra parte, se Dio dopo la morte dei patriarchi continua a proclamarsi loro Signore, è segno che non li ha abbandonati alle tenebre dello Sheol, tanto meno alla distruzione completa. Anzi Mosè ed Elia, appaiono realmente con Gesù sul monte della trasfigurazione e conversano, segno della conservazione dei caratteri della personalità.
Se ritorniamo alla storia di Lazzaro e del ricco, continuando a studiare questi due personaggi insieme, possiamo considerare che:

A.     C'È PACE: Lazzaro è nel seno di Abramo: "E nel soggiorno dei morti, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo e Lazzaro nel suo seno" (Luca 16:23).

B.     C'È CONSOLAZIONE: "Ma Abraamo disse: "Figlio, ricordati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato e tu sei tormentato" (Luca 16:25).

C.     C'È SICUREZZA: "Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di la si passi da noi" (Luca 16:26).

D.     SI CONOSCONO: Lazzaro riconosce Abramo e vive in comunione con lui: "Vide da lontano Abraamo e Lazzaro nel suo seno" (Luca 16:23).

Tutto questo dimostra che dopo la morte, l'anima continua a vivere. Perciò dall'insieme di questi dati, possiamo concludere che dopo la morte, mentre il corpo attende la resurrezione, l'anima e lo spirito rimangono perfettamente coscienti. I credenti godono perfettamente della presenza del Signore.
  

LE SEMBIANZE NELLO STATO INTERMEDIO

Quale sembianza avremo nello stato intermedio? Ci riconosceremo? Ricordiamo sempre che stiamo parlando di una realtà transitoria su cui abbiamo pochissimi elementi. La Parola di Dio é molto più esplicita per quanto concerne quello che esperimenteremo al momento della risurrezione, quando Cristo tornerà per prenderci con sé. Difatti troviamo scritto che "il corpo della nostra umiliazione sarà reso conforme.., simile al corpo della sua gloria" (Filippesi 3:21), quindi un corpo glorioso, splendente, celeste 1Corinzi 15:43,48-49), perché saremo resi simili a Gesù, avendo la possibilità di contemplarlo nella sua perfezione e gloria (1Giovanni 3:2), senza più intermediazioni. Per contro non vi sono indicazioni esplicite per quanto riguarda il corpo che avremo durante il periodo transitorio dello "stato intermedio". Alcuni studiosi fondandosi sulle parole di Paolo ai Corinzi dove dice: "Sappiamo infatti che se questa tenda che é la nostra dimora terrestre viene disfatta, noi abbiamo (non avremo) un edificio, una casa non fatta da mano d'uomo...bramando di essere sopravvestiti..." (2Corinzi 5:1-2), pensano che anche durante lo "stato intermedio", Dio ci provvederà di un corpo che ci permetta di stare nella sua presenza e godere della comunione con Lui. In questo caso il Padre celeste verrebbe incontro al nostro desiderio di essere "trovati vestiti e non nudi" (2Corinzi 5:1-8). Credo che un giorno avremo una risposta a tutti i nostri interrogativi. Naturalmente quello che é chiaro é che non perderemo la nostra identità e personalità, difatti riceveremo una ricompensa personalizzata. Proprio in questo contesto molti si chiedono se nello "stato intermedio" e poi nel cielo, cioè nello "stato eterno", avremo la possibilità di riconoscerci. Sicuramente sarà così, altrimenti se non ricorderemo come potremo essere riconoscenti a Dio per quello che ha fatto per noi? Quando morì il bambino che Davide ebbe da Bath-Sheba, Davide disse: "Posso io farlo ritornare? Io me ne andrò a lui, ma egli non tornerà a me". Egli si consola al pensiero di rivedere il bambino.
Gesù stesso lo afferma, annunciando che siederemo a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe, oppure in riferimento alla regina del mezzogiorno che risusciterà in giudizio per condannare la generazione incredula del tempo di Gesù.
Quindi se vengono fatti i nomi di persone realmente esistite, si dovrebbe poterle riconoscere. Personalmente credo che manterremo la nostra identità e personalità.
Sorge anche un altro interrogativo: "Quale corpo mostreremo? Quello della gioventù, della maturità, della vecchiaia o del momento del decesso? "E i feti quale corpo avranno"? Quando risusciteremo avremo un corpo nuovo, come quello di Gesù. Di più non possiamo dire. Entreremo in una nuova dimensione, dove realizzeremo una conoscenza perfetta, edificante, soddisfacente. Ciò di cui possiamo essere sicuri è che nel cielo non vi saranno delusioni.
  

IL TEMPO D'ATTESA

Sia l'Ades che il paradiso sono due luoghi d'attesa, due sale d'aspetto. Non sono le destinazioni finali, ma provvisori è logico domandarci: "Per quanto tempo"? Il tempo d'attesa varia per ciascun comparto. Infatti i giusti che riposano in paradiso, saranno richiamati fuori al ritorno di Cristo. I morti in Cristo al suono della tromba di Dio, lasceranno quel luogo provvisorio, scenderanno in terra, prenderanno il corpo glorificato e così con i viventi trasformati incontreranno il Signore nell'aria e saranno con Lui per l'eternità: "Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati. Poiché vi diciamo questo fondandoci sulla parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore" (1Tessalonicesi 4:13-17).
Il tempo di attesa per i perduti è un po' più lungo di circa mille e sette anni: "Gli altri morti non tornarono in vita prima che i mille anni fossero trascorsi. Questa è la prima risurrezione" (Apocalisse 20:5).
Le anime dei ribelli dell'inferno risusciteranno dopo il millennio e compariranno di fronte al "Trono Bianco" e, dopo la sentenza, saranno gettati nel "lago di fuoco" insieme a Satana, all'anticristo, al falso profeta e i loro seguaci. Questa è la morte seconda definita: "La morte della morte".
Lo Sceòl o Ades non è dunque la dimora definitiva dei peccatori, ma essi saranno gettato nel "lago di fuoco" alla fine, dopo il giudizio, insieme con tutti gli impenitenti peccatori e con tutti i demoni dell'inferno e degli angeli caduti. Questo è il vero inferno, la Geenna, la morte seconda: "Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti e fu aperto anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e il soggiorno dei morti restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e il soggiorno dei morti furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco" (Apocalisse 20:11-15).
   

Cristiani Oggi 1-15 Ottobre 1996

"A Domanda Risponde"
a cura del fratello Francesco Toppi

Che cosa vuol dire lo scrittore sacro con la frase
"andò a predicare agli spiriti" ?
Possiamo pensare che l'Evangelo sia stato predicato ai morti ?

Leggiamo il verso in esame: "E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere, che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l'acqua" (1Pietro 3:19,20).
Attraverso i tempi, il testo citato è stato interpretato in modi diversi. L'interpretazione più comune è che si riferisca alla discesa di Gesù nell'Ades per predicare a coloro che erano morti al tempo del diluvio e che non si erano ravveduti. Tale interpretazione, cara a coloro che credono nella possibilità di ravvedimento dopo la morte, è totalmente in contrasto con tutto l'insegnamento delle Scritture per le seguenti ragioni:

1. Innanzi tutto perché accetterebbe l'idea dell'esistenza del purgatorio e questa dottrina è contraria all'insegnamento della Scrittura:

·         Ebrei 9:27: "È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio".

·         Luca 16:26: "Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di la si passi da noi".

È ben nota l'obiezione a proposito di quest'ultimo testo secondo la quale si riferirebbe ad una parola che non può essere presa come fondamento per una dottrina. Occorre notare, però, che se il linguaggio usato da Gesù è "parabolico", in quanto deve trattare l'argomento dell'al di là, non esistono gli elementi caratteristici che distinguono una parabola. Infatti, Gesù parla di un uomo che si chiamava Lazzaro e di un ricco; ciò è un fatto reale del mondo invisibile sul quale il Signore toglie il velo del mistero. Questa è l'interpretazione ormai comune a tutti gli studiosi della Bibbia, tanto è vero che perfino il titolo nella suddivisione del capitolo non fa alcun riferimento al termine parabola.

2. Inoltre, l'interpretazione classica getterebbe un'ombra sull'imparzialità di Dio, in quanto milioni di pagani, i quali non hanno avuto l'opportunità di ascoltare l'Evangelo, sarebbero condannati, mentre i contemporanei di Noè avrebbero avuto una seconda possibilità di ravvedimento. Dio, invece, "non ha riguardi personali" (Atti 10:34).

3. Ancora, il testo in esame non fa alcun riferimento al ravvedimento e alla conversione.

4. Poi, "predicare agli spiriti trattenuti in carcere" non è evangelizzare, ma proclamare, annunciare. Infatti, lo stesso verbo greco in Marco 1:45 è reso "proclamare". Gesù scese nell'Ades non per predicare ravvedimento ma per proclamare la propria opera compiuta e confermare la testimonianza di Enoc e di Noè.

5. Infine, la discesa di Gesù nell'Ades è provata da vari altri versi nel Nuovo Testamento (Efesini 4:9,10;Atti 2;27,28,31; Romani 10:7).

L'interpretazione che ci sembra più corrispondente a tutto l'insegnamento della Scrittura è la seguente: Il testo di 1Pietro 3:19 non si riferisce alla discesa di Cristo nell'Ades, ma al fatto che, in spirito, nella persona di Noè "predicatore di giustizia" (2Pietro 2: 5), predicò agli antidiluviani i quali non si ravvidero. Il testo di 1Pietro 1:11 afferma infatti che i profeti agivano "per lo Spirito di Cristo che era in loro". Lo Spirito di Cristo contese con gli antidiluviani ma questi non si ravvidero.
Quest'interpretazione è confermata anche dal punto di vista storico, perché così il testo era interpretato nel periodo post-apostolico. Di seguito riportiamo come Agostino d'Ippona (354-430) ha spiegato 1Pietro 3:19: "...qui non si parlerebbe in alcun modo della discesa di Gesù nell'Ades la quale si prova con altri testi della Scrittura, ma l'Apostolo direbbe che Gesù Cristo per quello stesso Spirito che risuscitò da morte, predicò ancor prima della sua incarnazione a quegli uomini increduli che vivevano al tempo in cui fabbricavano l'arca. A questi tali Gesù Cristo predicò per bocca di Noè, ma senza frutto perché non si convertirono. L'apostolo infatti, al capitolo 1:11 insegna espressamente che era lo Spirito di Cristo che per mezzo dei profeti predicava i patimenti e le glorie del Messia e quindi si può concludere che sia ancora lo stesso Spirito il quale per mezzo di Noè esortava gli uomini alla penitenza" (Il Nuovo Testamento commentato da P. Marco M. Sales, L.I.C.E. Torino, 1931, pag. 546).
Non si può negare che la spiegazione di Sant'Agostino abbia forti ragioni in suo favore, benché abbia contro di se la grandissima maggioranza degli interpreti e sia oggidì abbandonata".
Quest'ultima conferma, tratta da un famoso testo cattolico, acquista ancor maggior valore se consideriamo quanto il cattolicesimo romano tenga alla dottrina del purgatorio.

Un altro testo che lascia perplessi molti è 1Pietro 4:6: "Infatti per questo è stato annunziato il vangelo anche ai morti; affinché, dopo aver subito nel corpo il giudizio comune a tutti gli uomini, possano vivere mediante lo Spirito, secondo la volontà di Dio".
Questo versetto è ancora più chiaro. E' evidente dal contesto che l'Evangelo è stato annunciato a quelli che ora sono morti (ma mentre erano viventi sulla terra), perché se hanno creduto in Cristo, dopo esser passati nel giudizio della morte comune a tutti i figli di Adamo, possono vivere eternamente con Cristo, secondo la volontà di Dio che salva quanti si ravvedono.
  

IL REGNO DEI MORTI PRIMA DELLA MORTE DI CRISTO:
Era diviso in due parti:

           

 

IL REGNO DEI MORTI DOPO LA MORTE DI CRISTO:

Gesù muore e come ogni altro uomo scende nel soggiorno dei morti, ma la morte non può trattenerlo. Gesù svuota il seno d'Abramo trasportando i salvati dell'A.T. al terzo cielo. Ora è qui che giungono tutti coloro che muoiono nel Signore.

                       

Il ritorno di Gesù sarà caratterizzato dai morti in Cristo che risorgeranno e insieme con la Chiesa "rapita", celebreranno le nozze dell'Agnello che dureranno sette anni. Dopo di ciò la Chiesa regnerà con Cristo mille anni, durante i quali Satana sarà legato. Alla fine dei mille anni, Satana sarà sciolto e raccoglierà intorno a sé tanti uomini come la rena del mare. Dio allora farà scendere dal cielo, fuoco e zolfo. Seguirà il giudizio del trono bianco, con l'Ades che renderà i suoi "ospiti", che risorgeranno per il giudizio e andranno all'inferno per tutta l'eternità. Dunque l'Ades sarà svuotato completamente alla fine dei tempi.